Week 7 Year 2 - Lunedi 26 Novembre 2012
"Through the wall" di Ludmilla Petrushevskaya
5 brevissimi racconti raccolti in un libricino adatto a chi cerca una lettura poco impegnativa. Storie che sconfinano nell’inverosimile, ricordano un pò l’antica serie “Tales of the unexpected” (Il brivido dell’imprevisto). Personaggi che vengono proiettati nel futuro che da tempo immaginano e sognano, in quello che sarà un viaggio senza ritorno. O forse, seguendo un ragionamento un po più contorto, si potrebbe anche considerare il futuro come il presente ed il presente da quale partono come il loro passato, tutto sommato. L'amore, sentimento del tutto irrazionale e fonte di forza. Comportamenti umani dettati dalla la debolezza, la cattiveria, la vendetta, l’invidia e via dicendo. In breve, sempre rimanendo in un contesto di ordinaria amministrazione, si sconfina sempre fuori dagli schemi, con scenari e finali assolutamente scriteriati, trasformazioni e anche stregonerie. Tutte queste storie hanno un elemento in comune, che non rivelo qui e che ci ricorda che ciò che è veramente importante non è la nostra destinazione ma il nostro viaggio.
Ludmilla Petrushevskaya è una scrittrice contemporanea russa molto nota ed amata in patria sua. Anche se ho apprezzato la sua immensa e sconfinante fantasia, devo dire che mi ci è voluto un pò prima di sentirmi coinvolta. Il primo racconto era talmente semplice e piatto che mi sfuggiva il senso dell’opera. Solo dal terzo racconto in poi ho iniziato a percepire un senso, sempre che sia quello giusto, e cogliere quelle velatissime nuances per le quali però servirebbe una lente d’ingrandimento. Forse per via dello stile stesso dell’autore, che si diletta a spargere minute sottigliezze in modo si leggiadro che è difficile cogliere i suoi significati. In sostanza, l’autore ci racconta l’essere umano, le sue debolezze, i suoi difetti, interazioni sociali, diverse peculiarità di ambienti specifici, e lo fà attraverso situazioni di vita che si verificano in questi ambienti stessi.
Non un’ombra di ironia, sarcasmo, critica, che so un pizzico di suspense, tipici nei racconti brevi di questo genere. E alla fine viene fuori che è proprio lo stile della scrittrice, ciò che di sensazionale racchiudono queste poche pagine, senza nulla togliere alla narrativa ovviamente. Il modo in cui cela i suoi significati, verità che esprime con affermazioni piuttosto crude ripensadoci bene, eppure quasi impercettibili. Come dire, non è un racconto che porta il lettore a metabolizzare un proprio pensiero, ma sembra invece un raccontare usato come copertura, all’interno del quale celare messaggi. Della serie agente segreto, o poco ci manca. Uno stile talmente discreto da non riuscire ad impattare in nessun modo, neanche quando si coglie un significato. Quello che voglio dire, ad esempio, è che un La Fontaine trasmette vivacità, Oscar Wilde l’ironia propria dell’humour inglese. Ludmilla Petrushevskaya è silente, invisibile, come una spettatrice che osserva attentamente, senza disturbare l’ambiente, forse per non alterare il corso delle cose, per riuscire a cogliere il vero o quell’attimo. Come un cerbiatto che sull’attenti non si perde un dettaglio ma che nel contempo, immobile, trattiene il respiro.
by Lalitwist
Nota 1 - a proposito di SUB vedere Lunedi, 5 Dicembre 2011 "Circa un Druido e i suoi funghi"