Week 28 Year 1 - Lunedi, 30 Aprile 2012
Metropoli 5 “Global effects”
I telegiornali mandano il solito bollettino di guerra al quale oramai, qui in Europa, abbiamo fatto l’abitudine, ma con una novità, l’ipotesi che possa verificarsi il peggiore degli scenari, la disfatta dell’Unione Europea. Molto dipende, dicono, dai risultati delle elezioni presidenziali Francesi e, dalla donna più potente d’ europa oggi, Angela Merkel. Riuscirà a resistere ad un prevedibile distacco dall’attuale partner di danza, Nicolas Sarkozy? Con chi ballerà il prossimo tango Angela Merkel? Scherzi a parte, roba da matti. In ogni caso, qualora il progetto europeo dovesse crollare, non ci rimane che iniziare a pregare. L'Italia è così piccola che potrebbe stare decine di volte negli Stati Uniti, Cina, Russia o persino in Africa, la quale però mi preoccupa di meno al momento poiché è politicamente ancora molto frammentata. La Cina però non lo è affatto. A proposito, mi viene in mente un piccolo dettaglio. Stavo passando in rassegna alcune notizie locali, qui a Milano (Italia) e ho scoperto con grande sorpresa da una classifica ufficiale dei primi 100 cognomi registrati all’ anagrafe, che al secondo posto troviamo il cognome cinese HU. Per l’esattezza, Hu Alessandro, una chiara indicazione che si tratta di un cittadino italiano. Non è affatto un problema. E 'solo che, tornando su quante volte l'Italia stà nella Cina, cosa succede se invertiamo il processo? quanto ci impiegherebbero a spazzarci via? Ci ritroveremmo a mangiare noodles invece di pasta in men che non si pensi.
La Cina è un paese di dimensioni e numeri impressionanti. E 'anche l'unica nazione che, nonostante il mondo intero sia a corto di fiato, continua a godere di una crescita a doppia cifra. La Cina ospita la maggior parte delle nostre linee di produzione, sicuramente per via di un costo del lavoro meno punitivo, ed alcuni altri motivi, uno dei quali sembra essere una sua posizione di monopolio nella produzione delle cosidette “terre rari”. Questi sono elementi essenziali per le nostre industrie belliche, elettroniche ed delle energie rinnovabili (anche una banalissima lampadine ne contiene). In breve, tutte le linee di produzione ad alta tecnologia, quasi tutto ciò che produciamo oggi, richiedono l'uso di questi elementi. La Cina è attualmente il solo produttore a livello mondiale (97% della produzione globale) e sembra che manovri in modo tale da "incoraggiare" i produttori a spostare le proprie attività in Cina. .E cioè, limitando le quote d’esportazione, definendo prezzi di mercato decisamente agevolati per i produttori locali e, aumentando i costi di esportazione (quadruplicati nel corso degli ultimi anni, è una cifra!). La Cina stà ottenendo così tanto dalle risorse naturali che ha deciso di espandere il proprio raggio d’azione. Di fatto, stà acquistando intere riserve di metalli preziosi, giacimenti di petrolio e via dicendo in diversi paesi africani, come l'Angola dove ha investito ingenti somme per la ricostruzione e lo sviluppo del paese negli ultimi dieci anni, o il suo nuovo contratto triennale per la fornitura di 1,1 milioni tonnellate di solfuri all'anno estratti in Papua Nuova Guinea e, sulla stessa linea, una losca operazione in Tanzania, camuffata in investimento per lo sviluppo di infrastrutture quali l’ampliamento di un aeroporto che copriva invece una concessione illecita di licenze per lo sfruttamento di giacimenti petroliferi locali. Sono certa che gli altri giocatori sulla scacchiera del potere internazionale hanno i propri assi su per le maniche, ma per il momento, la Cina sta accumulando un tesoro e, per usare un detto tutto italiano, si appresta a prendere il mondo per le "-----", com’è che si dice?.
Anni or sono solevo giocare ad un gioco per computer chiamato Age of Empires. Dall'età della pietra a guerre stellari. Dopo aver selezionato un’epoca, civiltà e nazionalità da cui partire, si procede con lo sviluppo e l’espansione del proprio dominio fino a raggiungere lo stato più avanzato possibile, curando la crescita demografica, lo sviluppo dell'agricoltura, della tecnologia e dell’industria bellica. Per sopravvivere è necessario mantenere un atteggiamento aggressivo. E 'di vitale importanza, sempre mantenendo un occhio sul proprio dominio assicurandoci che le cose procedano senza intoppi, partire alla conquista di quanti più giacimenti di risorse naturali, terre rari, oro e via dicendo distribuiti sul nostro mappamondo, possibile. Si rende anche necessario invadere lo spazio dei nostri vicini, prima che questi arrivino a sviluppare le tecnologie, che li renderebbero difficili da contrastare e prendere possesso delle loro risorse. Infine, talvolta era possibile unire le forze mediante accordi commerciali e diplomatici. Ora, ogniuno può scegliere di essere buono o cattivo. Io, per esempio, combattevo per ottenere il controllo in modo da potere garantire la pace nella regione. Ma il punto è, che qualsiasi fosse l’approccio scelto, la ricerca era così intensa che alla fine, buoni o cattivi, si rimaneva sistematicamente senza risorse. Non so, forse è stato trascurato il concetto del riciclaggio. Comunque, non aveva alcun senso. Ecco perché me ne sono stancata. Ma non posso fare a meno di pensare che quel gioco avesse uno scopo educativo. A quanto pare però, invece di imparare da esso, ne stiamo copiando ciecamente il processo.
Nota 1 - a proposito di SUB vedere Lunedi, 5 Dicembre 2011 "Circa un Druido e i suoi funghi"