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Editoriale Settimanale    

>Week 1 Year 1 - Lunedi, 10 Ottobre 2011

Sulla globalizzazione

A volte ho come l’impressione che lo sviluppo del Villaggio Globale sia stata affidato a persone del tutto sprovviste di un progetto specifico a riguardo. Non che creda di potere fare di meglio, intendiamoci, mi aspetto però che gli addetti al lavoro siano all’altezza della situazione. Ho sempre accolto il processo della globalizzazione positivamente, sia dal punto di vista culturale che umano. Trovo meravigliosa la rappresentazione seppure ancora incompiuta, di un’umanità interconnessa, in grado di condividere conoscenze, idee, energie, risorse, sviluppo, in sintesi tutto.
E cosa non dire delle enormi potenzialità offerte dal progresso tecnologico, quale la possibilità di attraversare continenti ed oceani in un lampo e in qualsiasi momento. Mi chiedo se siamo tutti pienamente consapevoli delle agevolazioni di cui beneficiamo tutti quanti. Mi ricordo ancora il lungo periodo vissuto girando il mondo con la mia famiglia. Come vorrei avere avuto allora, la possibilità di rimanere in contatto con la stessa facilità con cui ci è reso possibile farlo oggi. L’unico servizio disponibile erano le poste, e le scritte sulle buste “corri postino corri!”. Ci voleva almeno un mese per comunicare tramite la posta. E quanti amici, in particolar modo quelli senza fissa dimora, persi di vista. Sembra una sciocchezza ma non lo è affatto. Sono infinite le realizzazioni di successo di riferimento, tante volte anche molto più incisive sicuramente, come ad esempio la possibilità di implementare un sistema di formazione a distanza, ovvero permettere ad individui o collettività residenti nei luoghi più remoti della terra, di ricevere un valido supporto formativo. E capisco perché le tecnologie della comunicazione mi risulltino irresistibilmente affascinanti. Hanno il potere di spezzare qualsiasi barriera, in particolar modo gli ostacoli creati dalla distanza, praticamente resa nulla (soprassiedo su questioni che possono sorgere in questa sede, quali ad esempio il digital divide, poiché non è il focus di questa settimana). Villaggio Globale? Si. Ben venga la libertà di collegarsi con il mondo intero, vivere nuove ed edificanti esperienze sociali, formative, culturali e professionali!
Devo ammettere però che alcune cose mi lasciano un pò perplessa. Per esempio, qualcuno è in grado di spiegarmi perché importiamo aglio dalla Spagna all’Italia e viceversa, quando entrambi i paesi sono del tutto autosufficienti in materia? Non ne vedo l’utilità ed esula dalla mia comprensione. Certamente non è una questione qualitativa ne quantitativa, perché si è mai visto qualcuno mettere a confronto il sapore e la consistenza di due spicchi d'aglio di nazionalità o produzione diversa, come invece si fà con il vino? Capisco il ruolo economico e strategico che ha l’import-export a livello nazionale, ma è proprio necessario speculare anche sull’aglio? Non è tanto per l'aglio quanto per la mancanza di significato di visione e progettualità che traspare. Fate il favore di tenervi il vostro aglio che ne produciamo a tonnellate. Concentriamoci su ciò che veramente serve e facciamo in modo che tutti contribuiscano ad uno scambio intelligente e sensato, che dovrebbe essere lo stimolo motivazionale primario. Ci aiuterebbe tra l’altro a conoscere e capire meglio i nostri vicini, e quindi permetterci di bastire solide basi sulle quali crescere con maggiore serenità. A che pro sprecare tempo, energie e, soprattutto, risorse preziose che potrebbero essere investite in modo più utile? Non mancano certo le opportunità in questo senso. In Italia ad esempio abbiamo migliaia di terremotati senza tetto da decenni.
C’è bisogno di pianificare con più intuito, lungimiranza e consapevolezza. Progetti campati per aria vengono inevitabilmente interrotti.lasciando tutti gli interessati interdetti per non dire altro. Ci diamo tanto da fare sopratutto in nome delle “apparenze”, cercando di mantenerle vive a tutti i costi. Tanto non c’è di che preoccuparsi, se necessario, si molla li tutto o meglio ancora smontiamo e trasferiamo altrove. Ma davvero? Come dire, si accomodi pure ma non faccia troppo affidamento su quella sedia perché potrebbe anche volatilizzarsi all’improvviso!
Alla fine chi ci guadagna? Non mi stupirebbe se ci ritrovassimo un di ad ordinare la pizza ad un altro paese. Sarebbe poi sicuramente premura di chi di dovere, assicurarsi che questa non solo costi di meno ma che sia anche consegnata in tempi minori rispetto a quanto non sarebbe in grado di fare la pizzeria dietro l’angolo. Perché è proprio’ questo che si stà verificando. Ma come può essere? Non ci casca neanche un bambino! Produciamo e viviamo ormai alla velocità della luce. Anzi, chiedo scusa, dimentico che presto dovremo competere con i neutrini. Scommetto che non vediamo l’ora! Portami questa pizza a new York per le 8 di stasera e rientra a Napoli questa mattina. Si si, "questa mattina", non è un errore di battitura! Siamo nell’asurdo!
Abbiamo un grande disegno in mente, grandioso disegno. Racconta la storia di una umanità interconnessa ed interdipendente. Mi piace moltissimo, e ci credo.. So che porterà a grandi cambiamenti, importanti e positivi. Nel frattempo però, in questa fase di sviluppo, impegniamoci investendo maggiore consapevolezza e responsabilità. Per arrivare ad uno sviluppo compiuto e sostenibile serve una pianificazione attenta ed accurata. Non solo , anche validi operatori.
Essere interdipendenti e competitivi è sicuramente una cosa positiva e stimolante, ma portarli all’esasperazione in qualsiasi ambito trascurando poi di definire ed osservare, con una buona dose di autodisciplina, le giuste misure e norme che ne definiscono il contesto e finalità, perdere di vista ciò che davvero vogliamo compiere, vanifica ogni sforzo ed iniziativa. E’ la morte di questo nostro proggetto comune, quello del Villaggio Globale, che è un pò il bimbo di tutti quanti noi, se non erro.
Abbiamo tantissimi esempi da cui trarre ispirazione. Prendiamo per esempio lo sport, l’arena della competitività, per eccellenza. Ogni gioco è ben definto nel tempo e nello spazio: abbiamo una linea di partenza, il perimetro di gioco, un traguardo e no, non è permesso rompere la racchetta sulla testa dell’ avversario; neppure fare inciampare il collega podista e tantomeno giocare a golf con una pallina telecomandata! Sappiamo sempre quando e come inizia ma anche quando e perche proclamare “Game Over”. E c’è di più, perché il gioco in realtà non finisce qui. Vi è continuità contestuale. E’ solo una partita delle tante, che non perdiamo mai di vista perche, cosi come è definita la singola partita, lo è anche l’intero campionato, il nostro progetto.
La stessa attenzione dovrebbe essere applicata alla pianificazione e sviluppo del Villaggio Globale, anzi, a maggior ragione, visto che in ballo ci sono delle vite umane e non palloni e palline. Si tratta di perseguire una metà alla volta nell’ambito di un contesto e percorso definiti a priori, ed assicurarne la continuità. Solo allora potremo accellerare. Un pò come ingegniamo un autodromo prima di dare il via alle corse e, nella continuità del contesto, aggiorniamo ed implementiamo, ogni qualvolta si renda evidente una falla, le misure di sicurezza necessarie. Siamo così interdipendenti che abbiamo il dovere di procedere con consapevolezza e cautela. Oggi, se non fosse per qualche gesto provvidenziale, lo scempio sociale derivante dalla crisi cui assistiamo da tempo, sarebbe ancora più devastante. Non possiamo fallire, lo dobbiamo a tutta l’umanità. Non abbiamo abbastanza scialuppe per salvare tutti. Sarebbe un disastro di proporzioni inaudite. Condannati a guardare impotenti mentre dalla barca viene buttato fuori bordo tutto il peso in eccesso (in termini di vite umane), tanto quanto necessario per non affondare (con pochi eletti a bordo).
Mi pare che questo nostro progetto globale sia gestito come se fosse una partita di monopoli. Cosa c'è di nuovo? Niente. Come ho detto prima, non credo di potere fare meglio, ma devo dire che solo a un inetto può sfuggire il fatto che ogniuno stia giocando la partita sulla propria tavola. Questo progetto è di tutti e Invece, non vi è alcun punto di incontro! Una marea di scenari diversi, senza contesto ne continuità ma solo comodità Un grande palcoscenico internazionale fatto di scenari scollegati. Pura follia! Tanto vale mettere un impianto nucleare sul versante di un vulcano attivo!
Servono maggiore consapevolezza, pianificazione, norme e continuità. Solide basi sulle quali procedere con slancio ed entusiasmo. Ogniuno di noi deve comprendere di avere un ruolo in questo disegno globale ma anche localmente, da svolgere nel pieno rispetto del prossimo. Passione, entusiasmo, fede e purezza d'intento. Questi sono gli ingredienti necessari per un risultato di successo. Non è sufficiente fare le cose in modo sterile, proponendo e riproponendo schemi senza curarsi del contesto. Come a seguire un persorso grigio e oscuro, freddo come l’acciaio. Sono convinta che in fondo ne siamo tutti consapevoli. La storia rivive e fà parte di noi. E non mi spiego perché nonostante ciò, continuo a rilevare, nel quotidiano, una totale indiffirenza nei confronti della più grande lezione che la vita possa offrire all’uomo : la storia.
La tendenza dominante oggi, sembra essere, in qualsiasi il settore (arte, politica, economia, commercio...), quella di ostacolare piuttosto che performare, uccidere, soffocare creatività, produttività, iniziativa, entusiasmo, qualsiasi cosa osi imporsi alla mediocrità! Questo accade quando si perde di vista la finalità progettuale, il senso, contesto e fiducia nella continuità. Esatto. Quando guardo al disegno globale, dalla finestra alla quale mi affaccio, il mio contesto, il mio paese, mi chiedo come sia mai possibile arrivare ad una unità globale quando non riusciamo a trovarla in un contesto molto ma molto più ristretto. Mettiamo toppe da tutte le parti, perché non siamo capaci di prevedere le falle, ne di porre rimedi che durino nel tempo, restituendo a tutti noi fiducia nella continuità. Dei veri Maestri!
Le idee viaggiano molto più velocemente di quanto la mente umana non sia in grado di assimilare il cambiamento. O forse dovrei dire non sia "disposta" ad assimilare il cambiamento.
© Lalitwist